giovedì 29 ottobre 2009

Ogni volta la stessa storia: la casella mail è piena di messaggi pubblicitari inutili e soprattutto mai richiesti. Fenomeni anche noti come spamming o phishing sono ormai dilaganti e non ci sono filtri che tengano. 
Ma la legge cosa dice? Esiste la possibilità di opporsi a queste pratiche? 
La risposta è sì: vediamo come.


Leggi l'articolo:
Spamming: gli strumenti di tutela previsti dal Codice Privacy (D.Lgs. 196/2003) 
di Elena Frumento

Per tutelare la propria web reputation le cautele non sono mai troppe e le carte bollate non sempre portano al risultato sperato. Ecco un esempio di azioni che creano più problemi di quanti ne risolvano.

Pesce grande mangia pesce piccolo. Da che mondo è mondo le cose sono sempre andate più o meno così, soprattutto quando da una parte c’era una grande azienda e, dall’altra, una piccola realtà o un privato cittadino. Con l’avvento del web però questo schema pare aver perso molta della sua inevitabilità al punto da dovercisi chiedere oggi chi sia il più forte tra una realtà dotata di risorse ingenti come un’impresa e l’utente singolo o associato. Esemplare in tal senso è una vicenda che nel 2004 ha visto su opposte barricate un colosso dell’industria italiana, ovvero Trenitalia, ed il sito di approfondimento www.autistici.org. Tutto ha avuto inizio con la messa on line da parte di autistici.org di una pagina satirica sviluppata sulla base grafica del sito delle ferrovie italiane e realizzata per denunciare “la collaborazione offerta da Trenitalia alla guerra in Iraq attraverso il trasporto di armi sul territorio italiano".
Sentitasi diffamata, Trenitalia non ha perso tempo e, attraverso i suoi legali, ha richiesto ed ottenuto dal giudice la rimozione della pagina incriminata mediante ordinanza di sospensione. Tutto risolto? Niente affatto. Mentre copie del sito denigratorio giravano liberamente in rete seguendo il più classico degli schemi virali oggi tanto sfruttati per scopi di marketing e promozione, il web e la blogsfera reagivano ad un provvedimento considerato censorio con una mobilitazione massiccia tesa a contrastare le azioni di Trenitalia e il suo malriuscito tentativo di chiudere la questione senza troppi clamori. Colta dall’effetto boomerang delle proprie azioni e dall’ottenimento da parte di autistici.org del ritiro del provvedimento di rimozione della pagina, a Trenitalia non è restato che accettare la sconfitta e lasciare che la pagina fosse di nuovo disponibile in rete, questa volta però con una visibilità che le stesse azioni intraprese dall’azienda a propria tutela non avevano fatto altro che incrementare significativamente.
Da ciò ne discende un chiaro insegnamento: la rete richiede prudenza e consapevolezza delle dinamiche che la governano. Quando ci si confronta con il web, occorre essere consci che le vie legali e le carte bollate non sempre portano a dei risultati effettivi. Può infatti capitare, ed è questo il caso di Trenitalia, che, per quanto si provi ad affrontare i problemi secondo schemi tradizionali, gli stessi non facciano altro che diventare sempre più grandi e ingestibili.

Vai alla documentazione sul caso: http://www.autistici.org/ai/trenitalia/

lunedì 12 ottobre 2009

Un errore giornalistico può fare brutti scherzi. Lo dimostra il caso di una signora che, sebbene viva e vegeta, è finita nella lista delle vittime del tragico evento che ha recentemente colpito l'Aquila. La notizia della sua morte, corredata di una sua fotografia tratta da Facebook, è comparsa su un noto quotidiano ed è stata diffusa anche nel corso di alcuni programmi televisivi di Rai e Mediaset.
Il problema è che l'accaduto riguardava una sua omonima...


Giornalismo: uso di immagini tratte dai social networks - 6 maggio 2009