domenica 22 novembre 2009

Una volta, per far conoscere una storia, per render noto un sopruso o vendicarsi di un torto subito, occorreva rivolgersi, meglio se per il tramite di amicizie, ad un media tradizionale (giornali, tv ecc.). Oggi, grazie ad internet, tutto questo non è più necessario. Con pochi click è possibile comunicare con il mondo intero, portare a conoscenza della collettività vicende che altrimenti rimarrebbero nell'ombra e, al contempo, innescare una tra le più efficaci forme di giustizia sommaria, quella mediatica.
Di fronte ad un fenomeno sicuramente destinato ad allargarsi, però, le autorità e i sistemi normativi si mostrano impreparati ed incapaci a contrastare i risvolti più problematici come quelli della diffamazione online e, allo stesso tempo, a trovare un nuovo equilibrio tra la legittima libertà di espressione, il diritto alla privacy e quello alla reputazione. Succede così che si possa finire in tribunale per un commento su Twitter, una foto su Facebook o un post su un blog.


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Angela Manganaro, Il Sole 24 Ore, 19 novembre 2009

Una trentenne canadese, affetta da grave depressione e per questo beneficiaria di un' assegno di malattia, si è vista interrompere la prestazione dopo che la compagnia assicurativa ha scoperto alcune foto su Facebook che ritraevano l'interessata in atteggiamenti e contesti non consoni alla sua malattia. La reazione dei cittadini canadesi al provvedimento non si è fatta attendere. La tanta solidarietà espressa nei confronti della donna, per il momento, ha costretto la società solo a dover spiegare pubblicamente le ragioni del proprio operato. Prevedere oggi come evolverà la vicenda è ancora prematuro, ma una cosa è certa: bisogna fare molta attenzione a cosa si racconta di sé in rete, perché i social network non servono solo per stringere amicizie...


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Francesco Tortora, Corriere della Sera, 22 novembre 2009

domenica 15 novembre 2009

I giovani, si sa, non sempre calcolano i rischi delle proprie azioni... E a pagare il conto ci devono pensare i genitori. Così è andata anche ad una coppia lombarda che, a causa di un video pubblicato dal figlio su YouTube, ha dovuto sborsare 20.000 euro. Su denuncia dell'inconsapevole protagonista del video, professoressa del giovane "cineasta", il Giudice ha infatti ritenuto le immagini contenute nella registrazione "lesive del decoro e della reputazione", riconoscendo all'insegnante un risarcimento per i danni inferti alla sua immagine.

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Corriere della Sera, 14 novembre 2009

venerdì 13 novembre 2009

Per dare una risposta a quel 71% di cittadini francesi sensibili al tema della protezione dei dati personali, il sottosegretario francese all’economia telematica Nathalie Kousciusko-Morizet si è detta convinta della necessità di semplificare le procedure di cancellazione dalla memoria della rete delle informazioni ritenute lesive del cosiddetto “diritto all’anonimato” o “diritto all’oblio telematico”.


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Il Sole 24 Ore, 13 novembre 2009

mercoledì 4 novembre 2009


Le vicissitudini legate allo smarrimento di un cellulare sono alla base di una riflessione sulle nuove dinamiche generate dai social network fatta da Marco Pratellesi sulle pagine del blog del Corriere della Sera. Il modo in cui la proprietaria del telefono è tornata in possesso dell’oggetto perduto dimostra infatti come la rete e le sue capacità aggregative siano in grado di stravolgere i tradizionali equilibri che hanno finora regolato il sistema mediatico. Al termine della sua analisi, Pratellesi traccia un utile elenco di insegnamenti che sarebbe il caso cominciassimo tutti a tenere in debita considerazione.


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Marco Pratellesi