sabato 30 ottobre 2010

Che la privacy, così come interpretata e normata dal D.Lgs. 196/2003, sia una questione complicata se ne sono accorti un po’ tutti. Leggendo il noto Codice in materia di protezione dei dati personali ci si rende infatti immediatamente conto di quanto lo stesso vada ben oltre l’annuale adempimento burocratico-documentale, il famoso DPS, per entrare nel merito di materie e questioni che, all’apparenza, nulla hanno a che vedere con la tutela della riservatezza. Gli ultimi esempi in ordine di tempo sono emersi durante alcuni incontri di lavoro con due celeberrime multinazionali specializzate, l’una, nella realizzazione di sistemi di sicurezza intergrati, e l’altra nella fornitura di servizi logistici. Tanto in un caso quanto nell’altro, infatti, gli adempimenti previsti dalla suddetta legge hanno costretto le imprese ad approfondire la questione Privacy per trovare il modo corretto di strutturare la propria offerta. La prima, le cui soluzioni ricorrono all’uso di dispositivi per il monitoraggio video e il controllo degli accessi mediante analisi di impronte digitali o palmari, è addirittura arrivata a realizzare un manuale interno per formare adeguatamente i propri addetti su tutti gli obblighi di legge. La seconda, invece, proponendo tra i propri servizi la consegna a domicilio di prodotti farmaceutici, si è vista obbligata a modificare alcuni processi interni così da evitare che l’etichetta riportante il nome del prodotto violasse il diritto alla riservatezza del destinatario impendendo a chiunque di venire a conoscenza di informazioni che la norma della privacy classifica come dati sensibili.

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Nel corso di un recente convegno organizzato presso la sede de Il Sole 24 Ore, sono emersi alcuni interessanti dati che confermano come il tema della web reputation sia per le aziende una questione non più rimandabile. Come evidenziato dalla relazione di Andrea Petronio (Partner della società di consulenza Bain & Company) sul rapporto che gli italiani hanno con la tecnologia e la rete internet, dal 2007 al 2010 l’attivismo dei navigatori nostrani, che ormai passano in media 14.1 ore/settimana su differenti social network, si è fatto sempre più intenso. Tra i tanti numeri riportati spicca in particolare, per le evidenti ripercussioni in termini di web reputation, quello legato ai cosiddetti navigatori critici, una categoria di utenti web abituati ad utilizzare la rete soprattutto per pubblicare rating/recensioni di prodotti e servizi, che nel giro di soli 3 anni è passata dal 19% al 37%.

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mercoledì 27 ottobre 2010

Il colosso di Mountain View e la sua applicazione per la visualizzazione in 3D delle strade italiane devono ora fare i conti con il D.Lgs. 196/2003 e le sue successive modifiche. Come riportato da numerosi organi di stampa, la procura di Roma, prendendo spunto dalle conclusioni di un’istruttoria del Garante Privacy, ha infatti aperto un'inchiesta su Google Street View per verificare se le automobili utilizzate dall’azienda per mappare le strade durante i loro percorsi registrino o meno informazioni sensibili e riservate.


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s.a., Corriere della Sera, 27 ottobre 2010.