venerdì 17 dicembre 2010

Dopo Shazam & co., quei software che permettono di identificare un brano musicale facendolo ascoltare al telefonino, ecco l’ultima diavoleria per i più curiosi: lo “Shazam” per le persone.

Fotografare per strada una persona inconsapevole. Tornare a casa, caricare la foto su internet e, nel breve istante di un click, trovare l’ignaro/a protagonista del nostro scatto, con tutta la sua vita, le sue fotografie, le sue amicizie, i suoi gusti e interessi.
Fantascienza? Roba da C.S.I.? Nient’affato. Questa è l’ultima innovazione in materia di social network. Si chiama Tag Suggestion ed è un’applicazione che, manco a dirlo, a breve sarà disponibile per gli oltre 500 milioni di utenti di Facebook. Così, chiunque potrà riesumare i propri album fotografici e scoprire chi era quel tizio finito sullo sfondo della foto di capodanno 2006 o scovare quella ragazza in bikini immortalata l’estate scorsa, maggiorenne o minorenne che sia. Come del resto chiunque, in qualsiasi momento, potrà fissare nella memoria di un telefonino o di una macchina fotografica il volto di un passante, per ritracciarlo in un secondo momento, seduto comodamente sulla poltrona di casa.
In Italia, dove vige una normativa sulla privacy piuttosto stringente, ma allo stesso tempo l’entusiamo per il social network è il più alto al mondo, qualcuno sta già cominciando a riflettere sulle possibili implicazioni di questa nuova tecnologia per la riservatezza delle persone. Al netto di tutti i “vantaggi” del sistema Tag Suggestion, che farà la gioia dei “ritracciatori” di amici e vecchie fiamme tramite Facebook, resta infatti ancora ampio il panorama di storture e disagi insiti in cotanta meraviglia informatica.
Ma la tecnologia non si ferma e, statene certi, di sorprese ne arriveranno ancora molte in futuro. Quindi non resta che mettersi al passo coi tempi ed adeguare comportamenti ed abitudini ad un contesto in cui la sfera personale sarà sempre più messa a dura prova, ovviamente con tutte le conseguenze che ne discendono.

Jaime D’Alessandro, La Repubblica, 17 dicembre 2010.

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