Durante la puntata di ieri (20/02/2011) di Annozero, all’inviato Sandro Ruotolo non è bastato coprire le ultime tre cifre del numero di telefono del Presidente del Consiglio per evitare l’accusa de “Il Giornale” di aver reso pubblico il recapito di Silvio Berlusconi. Pare infatti che proprio quelle stesse tre cifre coperte durante la diretta fossero le uniche mostrate negli atti dell’inchiesta sull’ormai celeberrimo Caso Ruby.
A quel punto gli spettatori attenti non hanno dovuto fare altro che un semplice collage per ottenere niente popò di meno che il numero di cellulare del Presidente del Consiglio italiano, immediatamente pubblicato in rete. Ad onor del vero l’anomalia prende le mosse qualche giorno prima quando, non si sa da dove, sono spuntate le famose 389 pagine degli Atti inviati dalla Procura di Milano al Parlamento. Nel breve giro di poche ore la rete ha fatto eco alla notizia e il file ha fatto il giro del mondo trasformando in informazione pubblica, con tanto di intercettazioni e recapiti telefonici dei soggetti coinvolti, quello che di norma sarebbe dovuto essere a conoscenza soltanto dei membri della Giunta per le Autorizzazioni a Procedere.
Ma così non è stato, anzi, se fino a qualche anno fa di queste “soffiate” se ne sarebbero avvantaggiati soltanto i media più noti, oggi il famoso “segreto di pulcinella”, quello che pochi sanno, molti sospettano, ma nessuno è disposto a dimostrare, grazie alla rete diventa di dominio pubblico in brevissimo tempo, bruciando notizie che un tempo avrebbero fatto la gioia di tanti quotidiani.
Le conseguenze, ovviamente, non si sono lasciate attendere. La testata diretta da Alessandro Sallusti ha tuonato contro Annozero mentre il Garante della Privacy, con un comunicato stampa, ha invitato i siti di informazione on line ad oscurare con urgenza tutti i recapiti telefonici riferibili a persone coinvolte nell'inchiesta sul cosiddetto caso Ruby tratti dagli atti della Procura di Milano. L’Autorità ha anche colto l’occasione per richiamare il mondo dei media ad un più “scrupoloso rispetto del principio di essenzialità dell'informazione”.
A quel punto gli spettatori attenti non hanno dovuto fare altro che un semplice collage per ottenere niente popò di meno che il numero di cellulare del Presidente del Consiglio italiano, immediatamente pubblicato in rete. Ad onor del vero l’anomalia prende le mosse qualche giorno prima quando, non si sa da dove, sono spuntate le famose 389 pagine degli Atti inviati dalla Procura di Milano al Parlamento. Nel breve giro di poche ore la rete ha fatto eco alla notizia e il file ha fatto il giro del mondo trasformando in informazione pubblica, con tanto di intercettazioni e recapiti telefonici dei soggetti coinvolti, quello che di norma sarebbe dovuto essere a conoscenza soltanto dei membri della Giunta per le Autorizzazioni a Procedere.
Ma così non è stato, anzi, se fino a qualche anno fa di queste “soffiate” se ne sarebbero avvantaggiati soltanto i media più noti, oggi il famoso “segreto di pulcinella”, quello che pochi sanno, molti sospettano, ma nessuno è disposto a dimostrare, grazie alla rete diventa di dominio pubblico in brevissimo tempo, bruciando notizie che un tempo avrebbero fatto la gioia di tanti quotidiani.
Le conseguenze, ovviamente, non si sono lasciate attendere. La testata diretta da Alessandro Sallusti ha tuonato contro Annozero mentre il Garante della Privacy, con un comunicato stampa, ha invitato i siti di informazione on line ad oscurare con urgenza tutti i recapiti telefonici riferibili a persone coinvolte nell'inchiesta sul cosiddetto caso Ruby tratti dagli atti della Procura di Milano. L’Autorità ha anche colto l’occasione per richiamare il mondo dei media ad un più “scrupoloso rispetto del principio di essenzialità dell'informazione”.